Testimonianze

Posted: July 9th, 2011 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: | No Comments »

Riportiamo qui di seguito una drammatica testimonianza.

… era un classico mercoledi da leoni. Bene, vi giro le foto, con la tipica scena da ansia da prestazione. Hai saputo del finale eroico? Sono distrutto ..ma resisterà?

Ed arrivarono due gendarmi


Canto Tendesimo Primo

Posted: July 19th, 2010 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: , , , | No Comments »

E al fin giungemmo in un’orrida landa
dove nemmen Pluton, l’infero sire,
osava avverturarsi tra simil banda.
Coperta da una tenda da due lire
stava un’immensa piaggia, arsa e diserta
l’ultima aia tra le dannate spire.
Due ombre avanzavan con gamba incerta
profondando nella mobile sabbia
che ogni lor passo era una discoperta.
Il prim tirava un carro con la rabbia
di chi non ha speranza nella meta
quell’altro piegato da immensa gabbia
fatta a picchetti e tronchi di pineta
seguiva il prim, ed io al mio maestro chiesi:
Qual colpa li condusse in sta segreta?
L’avarizia che per sol due euri spesi
annebbia l’intelletto fin a tal guisa
fu la cagion, e quivi son discesi
e vagar dovrann tra Tàrifa e Luisa
per l’etterno sti stolti e lor compagna.
E la superbia non fu men decisa
per questi due come per l’altra cagna
che sulla riva del lurido mare
lenta sen va, mentre un’orrenda lagna
colpisce e punge le sue orecchie care.
Un mostro sedea sotto una capanna
quasi una parca intenta di filare.
Come Giasone rolla la sua canna
mentre ammaestra tutta la corte muta
e siso sul letto i pasti suoi azzanna,
così con maestria una dama seduta
invano ripetea l’istessa mossa
senza ottener alcuna ricaduta.
Le dita sue sudavano la rossa,
indaco umore la bocca ruttava
che impiatricciavano la carta ciossa,
e l’erba molle inutil risultava.
Ahi magistra, tanto inchiostro butta
lo corpore, quanto un dì versava
la penna tua sul cinno e su la putta.
Non alzar novelle laudi alla Maria
che sua pietade in questa landa brutta
non cresce e non germoglia quanto vorria.
Con questo l’occhio mio già lagrimava
che lo mio dottor indicommi altra follia.
Stesa ed immobile su sabbia stava,
come regina degli scacchi lesa
da caval che il doppio scacco dava,
senza mostrar alcun signo di offesa.
Nacqui coperta di candida pelle,
incominciò la rea alla mia presa,
volli per me di giovinette belle
aver tra giugno e agosto la bronzura.
E il duca mio, grignando le mascelle:
Guarda e rifletti, chi contra natura
sua muove proprie voglie, e poi s’accende,
penar dovrà sto foco e sta calura,
sua carne brucia ma color non prende.
Poi faccemmo tre passi verso oriente
e vidi due avvolti da corde e bende
dannati che smarrita avean la mente.
La cara guida imbastì una ragione:
Mossero guerra all’ultimo occidente
armati di tavola e di bastone
a nom di Billadino l’infedele
che su ne la Caina paga pigione.
Passata questa, un’altra più crudele
e orrida vision colpì le luci mie
come il palato a contatto col fiele.
Era mangiata da un nugolo di arpie
la lingua che a rea avevano staccato,
onde limitar sue mosse e le sue vie
aveva l’arto a un palo attaccato,
che niuna fuga a lei consentiva.
La dolce guida: Questo è il ducato
di quest’empia che bestia preferiva
all’umana compagnia, quinci ogni notte
riceve chi non si addice a una diva:
l’anguilla, e poi il geco, e la mascotte.
E addio per sempre alla danza con l’Orfeo
poiché tua longa ha le scarpe rotte.
Sì come Kempes che il gol grande feo
con doppio passo nel prato arancione
così con doppio colpo un altro reo
un diablo stuzzicava con forcone.
Questi è l’alfonines, disse lo duca,
che per accidia l’etterno punzone
patir dovrà. Troppe volte andò in buca
sua unica mission da condottiero
scritta e riscritta dentro la sua nuca.
Bastò una notte sola al divo Nero
per porre fine a la Babele immonda
latrina del ternano e del sumero,
e di San Paolo la sposa feconda
alla Mercè del bavaro ricchione
lasciasti tu dannato in baraonda.
Ghigno beffardo, degno d’un barone,
si fece largo tra sta fitta massa
indi s’udì sua picciola orazione:
Vissi Giuliosky per trent’anni e passa,
poscia fui Andrew per l’universo intero
grazie ad Amor che tutto piglia e lassa.
Lasciate le miei spoglie al cimitero
tre agnoli pigliandomi con l’arpione
condussermi lassù nel mondo vero.
Già pregustava eterna libagione
co li Santissimi Iacopo et Danieli
quando si risvegliò la mia passione.
Lo vento, di due agnoli alzò li veli
che mi scappò di bocca un porco dio
per quel che vidi là intra quei peli.
E fu silenzio, e fine del brusio,
poi fui travolto da immane marea
e quel motto risuonami come ronzio:
Fatto non fosti a viver come Andrea
ma per seguir l’etile e l’indolenza.
Allontanandoci da questa odissea
vedemmo poi un poppante in penitenza
con la sete che patisce la galera
di chi seccar lo rio per la semenza.
Pria che l’aere si facesse nera
e veniva la zanza a portar pena
disse il duca, ma sua lingua astrusa era:
Valà valà. quajón, andema a Marena
che pròpri s’an truvess nèca ad fe ben
a s’ magneremm un piatt ad saraghéna.

Anonimo corsinese, secolo XXI


Agli amici della Tenda Rossa

Posted: August 25th, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | 1 Comment »

Clouds,
They move around.
Sometimes to the west
Mostly to the east,
Changing shape.
Then, suddenly, they fall away.
They don’t care.

Tents,
built by men.
Most are light, some are special.
Changing shape.
Once, they fall away.
They don’t care.

People,
all around the world
Moving like clouds.
Once they come together to a red tent.
Different shapes.
Someday people leave.
I care


Una lama su misura

Posted: July 19th, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | 4 Comments »

4 luglio 2009        x Orfeo Amadei

Una lama su misura

Ecco a te una lama affilata
per spaccare il capello in quattro
per non lasciare adito al dubbio
di un risultato impreciso.
Da utilizzare con cura, ATTENZIONE!
affinchè il suo tagliente potere
non agisca su carni sbagliate.

Ecco a te una lama sottile
calma, statica, affascinante,
ma pronta a vibrare, stridere,
raschiare, se di traverso accarezzata
se malamente provocata.

Ecco a te una lama ricurva
per giungere fino in fondo
completando il lavoro all’estremo,
fino ad incidere il legno
dell’insensibile tagliere
cocciuto ed inevitabile limite
di ogni curiosità ‘sezionatoria’.

Quelli della TENDA ROSSA


Ravenna Notizie – Multa di oltre mille euro a un fantino a cavallo sulla spiaggia

Posted: July 3rd, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: , , | 1 Comment »

Ravenna Notizie – Multa di oltre mille euro a un fantino a cavallo sulla spiaggia.

Un bulgaro di Gambettola in sulky alla Tenda Rossa, mille euro.


Colors

Posted: June 24th, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: , | 3 Comments »

Il mio strumento è rosso
Il mio sangue è rosso
Il mio vino è rosso
Il mio sesso è rosso
Il mio sguardo è rosso
Il mio amore è rosso
Il mio vocabolario è rosso
Il mio conto è rosso
Il maschile è rosso
La mia casa è rossa
La mia anima è rossa
La mia carne è rossa
La mia bottiglia è rossa
La mia vita… tende al rosso
Il femminile è rosso.

Chi non crede al rosso?


Mister O

Posted: June 18th, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: | 2 Comments »

Chi è Mister O, da dove viene? Cosa vuole? Perchè non parla? La sua leggerezza è reale oppure apparente? La luce lo attraversa ma lui non se ne cura, come nulla lo distoglie dal suo sguardo all’orizzonte. Cosa vuole da noi? Molti lo hanno voluto toccare, alcuni si sono chiesti di cosa è fatto, altri lo hanno guardato inorriditi. Una bambina lo ha sbeffeggiato. Ma lui è rimasto impassibile.

Parla mister O, dì, favella per Dio
Chi osa propagarsi come immagine umana
di fronte al nulla verdastro del mare amico?
Sei tu, doppio di plastica, forma vuota
fragile, astemia ed equivoca figura?
Donde vieni, dove vuoi approdare?
Favella per Dio, o quant’è vero ch’io esi(s)to
puntiruoli arroventati ti scaglierò contro
e maledizioni e bestemmie, ed onde di frustate,
favella Mister O e spiega chi tu sia!
Oppure sparisci, sciogliti, marcisci,
e non tornare a tormentare noi forme
piene di senso pratico e dolore
affanno e gioia
amore ed odio.
Non andare mister O, rimani, va là
stavo scherzando.


Padiglione Tenda Rossa

Posted: June 15th, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: | 1 Comment »

La sagoma antropomorfa come concetto di presenza. L’epidermide, superficie di confine tra consapevolezza e scoperta. Mister O., ovvero l’ospite “atteso” di domenica 14 giugno (poiché gli unici ospiti inattesi erano i coniugi Guerra), è rimasto a fissare il Mare per l’intero pomeriggio. Una voglia atavica, che a quanto pare ha contagiato altri milioni d’Italiani che sono andati a fargli visita. Un desiderio che non si placa. Un luogo di pellegrinaggio irresistibile. Al mare ci si spoglia, ci si stende, si dorme, ci si riposa, ci si abbandona alla sensazione dei piedi che sprofondano nella sabbia, all’incessante fragore delle onde e alla perpetua carezza della brezza che spira fresca dalla linea d’orizzonte. Mister O. bianco come la luna, non si è scomposto. Chi l’ha visto, ha pensato: “e quello chi è?”. Era uno di noi, di voi che al mare ci vanno per farsi vuoti, per abbandonare lo sguardo oltre il visibile. Uno di quei milioni che la domenica in estate vogliono abbandonarsi al sole e starsene per quanto possibile in silenzio. Vuoti a mirar il nulla.

Dov’è finito Mister O.? E’ a casa di Enrico ad aspettare la prossima domenica di sole, la prossima domenica di spiaggia, la prossima domenica di mare.


Contributo Scemantico

Posted: June 6th, 2009 | Author: | Filed under: Riflessioni | Tags: | No Comments »

La Tenda Rossa è fondamentalmente sopravvivenza; quieta e rilassata sopravvivenza. Chiunque venga alla tenda può trovare ciò che vuole, purché se lo porti da casa. Ma se a qualcuno non pare il caso di portare qualcosa allora è libero di farlo. Uno, paradossalmente, potrebbe venire e, se ci riesce, starsene in silenzio, appoggiato ad uno dei due pali della tenda, senza nemmeno dire come si chiama.

Certo, nei luoghi di sopravvivenza si socializza, ma come se fosse l’ultima volta. Perchè poi tutto potrebbe finire. Così è anche qui. Tutto è precario, adatto all’attimo, al presente. Tutto viene smontato alla fine della giornata e chissà. Forse non verrà mai più rimontato. La volontà che innalza i due pali della tenda è quella della sopravvivenza. Qualcuno, anche solo uno, deve decidere di innalzare quel tetto simbolico, ogni volta, ogni attimo. Altrimenti non succederà nulla.

La Tenda Rossa è costruzione dinamica, strutturata sulla sabbia, cioè su di un materiale ontologicamente informe, pronto sempre a cambiare, a muoversi, a mulinare. Chi arriva e chi se ne va. Chi gioca a bocce e chi no, chi parla e chi no, in maniera intercambiabile. Chi dice cose interessanti e chi stupide, ma possono essere la stessa persona.

La Tenda Rossa è al confino, lontano, raggiungibile facilmente solo se si vuole evitare qualcosa.